"La verità delle cose negate" - Ilaria Parlanti

 "Tutti noi abbiamo superato quella soglia per cui niente è rimasto uguale, a partire da noi stessi" 

Titolo: La verità delle cose negate

Autrice: Ilaria Parlanti

Pagine: 239

Editore: Arsenio edizioni

Genere: narrativa

Anno di pubblicazione: 2021

Prezzo: €18,00

Trama: Isabella, giovane e stimato medico vertebrale, ha sempre percepito la sua vita come squarciata a metà: i giorni a Parigi all'ospedale Saint Victor de Paul, e ciò che rimane. Sono trascorsi più di dieci anni da quando ha deciso di andarsene via dalla Francia e di partire per gli Stati Uniti, in particolare Boston, dove ha iniziato la sua carriera come chirurgo infantile. Il suo passato la tormenta ogni giorno e detta tutte le sue scelte, prima fra tutte quella di diventare medico. Un pomeriggio Isabella viene a conoscenza di ciò che è accaduto: il Saint Victor è stato chiuso e non esiste più. A quel punto avverte l'esigenza di comprare un quaderno e, in modo frenetico e convulso, inizia a ricordare ogni dettaglio del luogo che ha da sempre segnato la sua vita. In un lungo addio all'ospedale, ogni episodio viene alla luce e Isabella intraprende un percorso tortuoso all'interno della propria mente, per perdonare e perdonarsi, per abbandonare l'ascia di guerra contro se stessa e imparare a lasciarsi andare.

Recensione: Lo sapete qual è il momento esatto in cui un libro vi entra nel cuore? Io sì, quando riesce a leggermi dentro e a portare alla luce dei pensieri, delle emozioni, dei ricordi, che sembravano sepolti chissà dove nel cimitero della nostra anima. Ecco, Ilaria e il suo "La verità delle cose negate" mi hanno letta dentro, hanno preso un pezzetto di me, dei miei ricordi, e gli hanno dato la possibilità di uscire allo scoperto, sia per affrontarli che per metterci una pietra sopra e andare avanti, in una sorta di catarsi, come quella della protagonista di questo libro. Sì, perché anch'io sono stata una piccola Isabella, anche se in maniera diversa, anche se per meno tempo e questo libro mi ha aiutata a guardare tutto ciò che ho vissuto con una prospettiva diversa. "Per far vedere al mondo che anch'io valgo qualcosa, che sono sopravvissuta, che non solo non mi sono fatta schiacciare, ma addirittura sono arrivata ad eccellere".

La storia che viene raccontata è parzialmente autobiografica, si sente infatti che Ilaria è pienamente partecipe della storia, emergono le sue sensazioni, emozioni e preoccupazioni. Isabella è una paziente che decide di diventare un medico, al Saint Victor di Parigi, lo stesso posto che l'ha vista soffrire e combattere per la propria vita, fino a quando poi decide di trasferirsi a Boston e qui apprende della chiusura di quell'ospedale che rappresenta una grande parte di lei. Così decide di raccontare la sua storia, di affidarla a delle pagine scritte a mano, solo quando il Saint Victor non esiste più, perché forse solo così il suo dolore così come il suo ospedale possono smettere di esistere, per andare avanti e vivere davvero la vita per la quale si è battuta per anni. 

Isabella ci racconta così i giorni che ha trascorso al Saint Victor come medico, facendo dei parallelismi a quando anche lei era una paziente, ricordando com'era un tempo quell'ospedale, spiegando cosa è cambiato e cosa no, ma decide di renderci partecipi anche di un ricordo felice: Jack. Lui è stato il senso di tutti quei giorni, la luce in mezzo all'oscurità della vita di Isabella; ma forse la loro relazione non sarebbe mai dovuta esistere e mai avrebbe dovuto essere raccontata, perché il destino è già scritto. "Quand'è l'esatto momento in cui una persona entra nella tua vita? Quando la incontri per la prima volta o basta anche solo averne sentito il nome?".

Una delle considerazioni che vorrei fare su questo libro riguarda l'importanza data alla barriera linguistica che viene trattata da più punti di vista e con diversi spunti per il lettore. Isabella è italiana e non conosce il francese dei medici che devono curarla, lei legge gli sguardi, i gesti; poi con il tempo impara a capire le parole più basilari e così si ambienta. Alice invece è inglese, neanche lei e suo padre capiscono il francese, cercano di adattarsi, ma l'inglese rimane il loro porto sicuro. La nostra lingua è la nostra casa.

Isabella ci racconta diverse storie di chi è stato in quelle stanze di ospedale, dei bambini che erano insieme a lei quando è stata paziente, di quelli che ha conosciuto e ha cercato di aiutare quando è diventata un medico; ma tutti hanno in comune il fatto di essere incredibilmente forti senza saperlo. Quella che mi ha colpita di più è Alice, ma è una sensazione dovuta allo spazio che ha durante la narrazione, anche tutti gli altri lasciano il segno, anche se hanno a disposizione solo poche righe.

Un tema che viene affrontato è quello della vergogna, di cosa pensano gli altri quando notano qualcosa di diverso e ci fanno sentire diversi, perché la verità è che il fatto di sentirsi diversi non parte da dentro, sono gli altri che ci fanno notare qualcosa di strano, che dovrebbe renderci unici, invece ci rende insicuri, ci consuma da dentro e siamo noi che glielo permettiamo. "Una delle verità che si vuol negare è che tutti sono spaventati dal male, da ogni sua forma e da chi ne è portatore". 

Parigi è sempre stata considerata la città dell'amore, qui invece ci troviamo di fronte ad una realtà diversa, questo libro ci fa capire quanto ci sbagliamo a fermarci davanti alle apparenze perché tutto in realtà se guardato soltanto in superficie sembra bellissimo, ma può nascondere tanto altro.

Il libro è composto da ventitré capitoli e il carattere è abbastanza grande da permettere una lettura piacevole; lo stile di scrittura dell'autrice mi è piaciuto molto, ho sottolineato tantissime frasi che meritano davvero, anche se in alcuni punti l'ho trovato ripetitivo e un po' pesante, ma è una caratteristica dovuta alle tematiche trattate. Questo non è un libro da leggere con leggerezza, è un libro da portarsi fin dentro le ossa, è un libro che insegna, che vi ruberà le lacrime e vi farà trascorrere notti in bianco, ma alla fine vi farà capire quanto siete fortunati.

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E voi cosa ne pensate? Avete letto questo libro? Vi ho convinti a farlo?

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